giovedì 5 febbraio 2009

Metti una sera a Cinema


Di ritorno da una serata diversa da quelle dei miei ultimi due anni di vita, una bella sera a cinema, e dopo essermi rifocillata con una margherita (la pizza, non il fiore) e una fresca Tourtel (sì, analcolica ma buonissima!) mi ritrovo a pensare allo stato di angoscia in cui ho versato dall'inizio alla fine del film che ho avuto l'occasione di vedere questa sera.
'L'anno in cui i miei genitori andarono in vacanza' di Cao Hamburger (Brasile 2006) - è un film girato dal punto di vista di un bambino, Mauro.
Tutto il film, lo vedi dalla sua altezza, e lo interpreti dalla sua percezione.

Il punto è che, fin dall'inizio del film, dalla voce distante di sua madre, che parla al telefono con chissàchi, dicendo quasi distrattamente che 'lui starà dal nonno, non si può fare altro' - quasi come se 'lui' non fosse lì presente - io ho iniziato a sentirmi a disagio.
Lei era già lontano.
Lui già abbandonato.
Poi realizzo..
Penso, semplicemente, a mio figlio. Che in quel momento si trova a casa con la nonna. Per farmi passare una sera diversa. Io ero lontana. E lui forse si sentiva abbandonato.
Angoscia.
E' la prima volta che vado a cinema, da quando sono mamma, forse avrei dovuto aspettarmelo.

Se poi ci metti che la mamma un tantino m'assomiglia, e il ragazzino ha qualcosa del mio cucciolo, - bè, il meccanismo psicologico è compiuto.

Dal punto di vista fisico - da ricordare:
1. l'alto volume - l'avevo scordato
2. il buio assoluto di frazioni di secondo, tra una scena e l'altra, in cui la pupilla la SENTI diltare
3. il terrore nei miei occhi quando, nel momento di sedermi, ho guardato la ragazza a me prossima, che aveva accanto una busta di patatine pronta da aprire (mi sono prefigurata lo scricchiolìo della busta, prima, e delle patatine, poi)
4. l'orrore quando sinusoide mi ha fatto notare che tutte le ragazze accanto a quella da me notata, erano dotate di sacchetto di patatine.

Happy End
Dopo il film, sono andata a prendere il cucciolo, che si è fatto trovare completo di giubottino, semi disteso sul divano, che aspettava il materno solletico ai fianchi.. in trepidante attesa - con le sonore risate che gli scoppiavano in petto - e l'angoscia, all'udire di quelle risa - si è sciolta in un sol colpo.

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