giovedì 28 aprile 2011

La psicosi del dopo-parto, 14 mesi dopo

Non so che titolo mettere a questo post.
Ma il titolo in genere dovrebbe essere suggerito dal post stesso.
Non so esattamente cosa scriverò in questo post.
Forse scriverò che il dopo parto di Mattia è stato profondamente diverso dal dopo parto di Ivan.

Ho scoperto l'acqua calda, lo so.
Alcuni esempi.
Partorito Ivan ero sfinita, e depressa.
Mi dicevo che non sarei mai sopravvissuta. Vedevo il tempo a disposizione come una condanna all'ergastolo, e non sapevo cogliere le opportunità che invece mi si presentavano.
Vivevo male la lontananza da maritosgainz, dal lavoro, dalla vita che avevo prima, che non era certo particolarmente brillante, ma era una vita libera, in cui il concetto di tempo andava di pari passo con 'cosa voglio fare?'.

Partorito Mattia ero al settimo cielo. Vivevo momenti di assoluta perfezione. Mi sentivo euforica, forte, invincibile. Dolce ma decisa. Allegra e spensierata, senza mai perdere di vista la cosa giusta da fare, da dire, da provare.
Avrei accettato di buon grado anche già il terzo figlio.
Ero ancora ricoverata, che già avevo in mente tutti i mesi successivi, di pace e tempo per noi, e non vedevo l'ora di vedere Ivan col fratello, di vederli crescere insieme.

Questa grossa differenza la si nota anche dalle foto dei primi giorni.
In quelle di Ivan sono sempre in pigiama. In quelle di Mattia quasi mai.
E poi ho iniziato a truccarmi. Non ho mai rinunciato alla doccia, o a uno shampoo, e sono tornata dal parrucchiere e dall'estetista quasi subito.
Per il terzo compleanno di Ivan (Mattia aveva quasi due settimane, e solo da una settimana eravamo rientrati a casa), ho preparato non una, ma due feste (una con la famiglia e una con gli amici) in cui ho preparato tante cose e ben due torte (una per ogni festa), e non solo, ho trovato anche il tempo di appuntarmi un fiore sul cardigan che avevo indosso!
Son cose piccole, che però aiutano. E sentivo di fare tutte le cose giuste.

Poi però i mesi sono passati, e gestire Mattia mi è sempre parso più difficoltoso rispetto alla prima gravidanza. E le notti. E il non voler mangiare bene come ha sempre mangiato Ivan (cioè tutto e abbondante). E i pianti. E le lagne. E io supernervosa. Sempre. Ad ogni ora.
E i risvegli schifosi al mattino che non vedevo l'ora di lasciare il letto, che quasi mi sentivo bruciare la pelle dalle lenzuola, per via dello schifo di notte passata.
E i chili, maledettissimi, che mi inseguono e si aggiungono a quelli che già ho.

Dico sul serio, ci sono rimasta molto male.
Ho deluso mè stessa in modo eclatante.
Invece di far ricorso alla forza che indubbiamente avevo dentro me, questa la usavo per buttarmi ancora più giù.
Non so se questa sia un'altra forma di baby-blues (ritardato, evidentemente), oppure se semplicemente non sono stata capace di affrontare questa grande prova nella maniera più corretta, nonostante le grandi potenzialità che sentivo avere in me.

Cerco motivazioni esterne.
Non sono rientrata subito al lavoro. Mentre lasciavo sporadicamente Ivan già quando aveva 7 mesi (un paio di mattine a settimana), con Mattia per questioni logistiche e di salute della nonna, non l'ho voluto nè potuto fare, e sono rientrata che lui aveva già 10 mesi belli pieni.

Mattia alla nascita è stato ricoverato e io con lui, e questo ha scatenato in me una specie di bisogno di proteggerlo da tutto e da tutti, che mi portava a sentirmi l'unica in grado di cullarlo, o di farlo stare al sicuro. O forse lui si sentiva così solo con me.

Avere un treenne che trotterella per casa, è bellissimo, ma è faticoso già di per sè - aggiungere al treenne un neonato non è una passeggiata.

Maritosgainz faceva i turni, e certi giorni rientrava alle 21.40. Il pomeriggio, verso le 18, iniziavo a sentirmi sola e sperduta, e a contare le tre ore e quarantaminuti che ancora dovevo reggere da sola coi pargoli, mentre mi sentivo già sopraffare.

Ma non so, non mi convince fino in fondo nessuna delle motivazioni. Forse è di tutto un pò.

La situazione mi è parsa migliorare, da quando ho smesso completamente di allattare.
Non smettevo di allattarlo perchè Mattia non mangiava granchè, e il latte vaccino lo schifava.

Non che oggi sia un mangione, ma ho dovuto lavorare su mè stessa, e convincermi da dentro, che non avrei potuto allattarlo per sempre, e che a un certo punto lui avrebbe dovuto cavarsela da solo. Lui e il poco latte che beve.
E, miracolo, dopo qualche giorno ha cominciato a bere tutta la tazza di latte che gli preparo (perchè il biberon non è da lui gradito), e la notte (tranne naso chiuso o tosse) se la dorme meglio nel suo letto, e comunque se viene nel lettone, si accontenta di abbracciarmi e abbarbicarsi a me, senza la richiesta del seno, che per me era diventata una prigione.

E forse grazie a questo allentarsi della tensione notturna e non solo, che sono riuscita a iniziare la fantomatica dieta dimagrante che, stamattina ne ho avuto la conferma, ha da farmi perdere la bellezza di venti chilogrammi.

Fatemi gli auguri, che di strada da fare ne ho.....

2 commenti:

wasperina ha detto...

Io vedo una bella via d'uscita con il termine dell'allattamento. Mattia sarà più indipendente e tu riprenderai in mano la tua vita.. e non dimentichiamo che sta arrivando questa bella ventata di novità... mi raccomando, prendila con lo spirito giusto e non farti sopraffare dalla paura e dalle novità!! Prometti?

Carpina ha detto...

sopraffare dalla paura e dalle novità? ma chi? io? naaaaaaa...... aiutooooooooooooooooooooooo