giovedì 14 novembre 2013

I got an A

Assisi 2005, Un Vicolo*
Ed era per un compito scritto in una lingua non mia, ma in cui parlavo di una cosa mia, tutta mia, solo mia (della mia infanzia in verità). E quindi, ecco la lezione: non importa in che lingua parli, se parli di una cosa che ti sta a cuore, cercherai di farlo al meglio, sempre e comunque.
Parole, frasi, punteggiatura, velocità di lettura, fluenza dell'azione raccontata, ricerca delle parole più indicate: di questo si è trattato. E farlo in un'altra lingua ha dato tutto un altro sapore alla faccenda, e tutta un'altra nuance.

L'ho forse già detto da qualche parte, ma lo ribadisco: se non hai niente di interessante da dire, non lo avrai in nessuna lingua possibile; se sei antipatico, lo sarai, semplicemente, in più lingue; come anche, se sei brillante, lo sarai in più lingue.
Insomma conoscere una lingua non ti renderà migliore o più intelligente, semplicemente aumenterà l'audience cui le tue parole saranno dirette.

Ahh quanto mi mancava la tastiera del mio laptop!
In questi giorni di e-mail che si rincorrono (per l'organizzazione di una Christmas Fair nella scuola dei miei cuccioli) il portatile è spesso acceso tutto il giorno (e parte della sera..). Così non ho resistito alla tentazione di digitare una o due parole in fila in questo asciutto pomeriggio di un freddo autunno...
Non vi dispiace, vero? ;-)

*la foto non c'entra col post. L'ho solo ritrovata nel mare di foto mai stampate che languiscono in questo hard disk.

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